Industria 4.0: in Campania le prime sperimentazioni nell’agroalimentare

  • Postato da: Simona D'orso

Il comparto agroalimentare può definirsi la punta di diamante dell’intera economia regionale: in termini di valore della produzione, per la Campania, il dato complessivo dell’export nei primi sei mesi del 2019 è pari a +5,5% mentre il valore delle esportazioni del primo trimestre si attesta intorno agli 840 milioni di euro. (Fonte Coldiretti Campania). Un trend in linea con il comparto nazionale che evidenzia – sempre secondo Coldiretti – la capacità di intercettare la domanda globale di alta qualità e tipicità, una domanda che risente del fenomeno delle imitazioni che, all’estero, sottrae circa 100 miliardi di euro.

Molti prodotti della Campania Felix– così come diverse produzioni a livello nazionale – sono tutelati con marchi DOC, DOCG e DOP, a cui vanno aggiunti tanti prodotti IGP, ovvero le produzioni tradizionali riconosciute per le diverse realtà territoriali che sono il risultato di un’unica combinazione di fattori umani ed ambientali caratteristica di un determinato territorio. Ma come far coesistere una produzione riconosciuta di “tipo tradizionale” con l’innovazione e l’utilizzo di tecnologie in chiave 4.0?

Per restare in tema, nel settore lattiero-caseario, è proprio la Campania ad essere pioniera a livello nazionale per l’utilizzo di tecnologie innovative. La Mozzarella di Bufala campana, infatti, quinta fra le DOP italiane per fatturato – dietro a Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma e Aceto balsamico di Modena – ha fornito uno dei primi esempi di uso di una blockchain per la tracciabilità di filiera: il caseificio Spinosa Spa ha iniziato a produrre con marchio “Certificato Blockchain – Quality” ed un QR code che, se scansionato con lo smartphone, permette di accedere online ad una serie di informazioni fra cui quelle relative alla catena produttiva (ad es. la certificazione degli allevamenti). In questo caso, la Blockchain viene utilizzata come garante di un percorso di trasparenza che può aiutare a combattere proprio la contraffazione dei prodotti agroalimentari.

A proposito di produzioni tradizionali, anche il Consorzio Tutela Speck Alto Adige Igp ha in corso di sperimentazione un progetto di rinnovamento in chiave 4.0 di alcuni momenti della produzione. Infatti, in alcune aziende le sale di produzione sono state connesse in rete con un’app finalizzata a controllare da remoto, – anche attraverso smartphone – il regolare funzionamento di tutto il sistema di raffreddamento/affumicatura, ferme restando le tecniche di produzione tradizionali del salume. Anche in questo caso, un prodotto agroalimentare di manifattura artigianale accoglie un’innovazione in chiave 4.0.

E’ la dimostrazione che non c’è ambito in cui l’Industria 4.0 non possa migliorare la qualità e l’efficienza delle produzioni e dei servizi ad esse collegati. La Mozzarella di Bufala campana DOP o lo Speck Alto Adige sono l’esempio che le soluzioni innovative possono essere utilizzate anche nella filiera agroalimentare a tutela dell’intero settore, soprattutto per combattere le frodi e le contraffazioni. Mantenendo, comunque, quelle tradizioni che rendono i prodotti enogastronomici nostrani unici ed apprezzati a tutte le latitudini.

Autore: Simona D'orso