AI Act: normativa generica e ambigua, la società civile lancia l’allarme

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L’AI Act è il primo tentativo al mondo di normare un settore complesso, in crescita e ancora fluido come quello dell’Intelligenza Artificiale. È il frutto di un complesso lavoro di mediazione, trattative e bilanciamento tra diversi attori ma, nella sua veste finale, appare ancora troppo generico, lasciando ampio spazio a diverse interpretazioni, eccezioni e concessioni.

La voce della società civile in questo contesto è fondamentale: può dare un importante contributo nello sviluppo di una governance dell’intelligenza artificiale responsabile e sostenibile, sottolineando l’importanza di avere i diritti umani come bussola nella normazione. Queste tecnologie possono contribuire a far avanzare i diritti umani, ma allo stesso tempo possono anche metterli in pericolo. Uno dei principali rischi che gli strumenti di AI comportano è quello di produrre e facilitare risultati discriminatori, che violano i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali di gruppi vulnerabili e marginalizzati. Sebbene il regolamento europeo miri a garantire che i sistemi di intelligenza artificiale siano affidabili e rispettino i diritti fondamentali, permangono preoccupazioni sul fatto che possa raggiungere pienamente i suoi obiettivi.

Dopo l’emanazione dell’AI Act, il governo e il parlamento italiano si sono già mossi per adeguare il tessuto normativo e andare incontro a quanto richiesto a livello europeo. Ma alcuni aspetti sono ancora poco chiari.

 

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Autore: Redazione