Intelligenza artificiale: minaccia o potenziatore dell’intelligenza umana?

Postato da: Redazione
Categoria: Attualità
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Agli esseri umani accoppiamo il termine ‘intelligenza’. All’avvio degli anni Cinquanta del Novecento, Il logico e matematico britannico Alan Mathison Turing (1912-1954) accostò quel termine alla macchina. Dal chiederci se le macchine imitandoci possano pensare, siamo giunti a interrogarci se noi umani cesseremo di farlo. Al posto nostro penserebbero le macchine dotate di cervello meccanico che finirebbero per ribellarsi a noi. In un’altra prospettiva, le macchine pensanti non sarebbero una minaccia bensì un coadiuvante e potenziatore dell’intelligenza umana. Le due intelligenze si rispecchierebbero l’una nell’altra, maturerebbero insieme. Con quale risultato? Ci sono due obiettivi contrastanti. Uno è quello di rendere più efficiente lo sfruttamento delle risorse da cui la specie umana attinge. L’ecosistema naturale costituito dalle specie animali e vegetali e dagli oggetti naturali al servizio della specie umana produrrebbe una quantità ancora maggiore di cose. L’obiettivo opposto è il cambiamento piuttosto che il miglioramento dell’esistente. È l’invenzione di un futuro all’insegna della qualità della vita che ha il sapore dei valori etici alla base della Natura in tutte le sue componenti, alimentando così incessantemente il progresso della vita sulla Terra. Joseph Weizenbaum (1923-2008), informatico tedesco entrato a far parte dello staff del Mit, ha sottolineato che possiamo prendere decisioni migliori sfruttando l’attività computazionale. Tuttavia, la capacità di scegliere è insita negli esseri umani. Scegliere la qualità della vita è un compito affidato al nostro giudizio e alla nostra saggezza, non al calcolo di quantità.

 

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