ChatGPT e sicurezza, il lato oscuro dell’intelligenza artificiale e 3 consigli per proteggersi

  • Postato da: Redazione

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Nelle scorse settimane abbiamo letto spesso articoli che trattavano il tema della ChatGPT security. Parlare della sicurezza della nota piattaforma di intelligenza artificiale significa fare una riflessione che riguarda sostanzialmente due criticità.

La prima è quella che vede gli strumenti di AI generativa come vere e proprie “armi”, utilizzate dai criminali del web per progettare e attuare attacchi sempre più sofisticati e pericolosi.

La seconda, invece, è quella legata alla sicurezza intrinseca della piattaforma, ovvero alla sua effettiva capacità di tutelare a dovere i dati degli utenti (e quelli degli utenti dei suoi utenti), specie alla luce dell’attacco cyber subito alcune settimane fa.

Indice degli argomenti

ChatGPT security, la violazione

Sin dalla sua introduzione, a novembre 2022, ChatGPT è diventato sempre più popolare tra sviluppatori software ed esperti di coding, marketer, creatori di contenuti web, video e immagini. L’app ha già superato i 100 milioni di utenti mensili e circa 13 milioni di persone la utilizzano quotidianamente per lavoro o per diletto.

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A fine marzo il servizio ha subìto un’interruzione di diverse ore legata, come ammesso di recente dai vertici di OpenAI, l’organizzazione no profit che ha ideato e gestisce la community di sviluppatori del servizio, a un data breach.

La violazione sembra sia stata causata da una vulnerabilità presente nel codice sorgente del database Open Source Redis, uno dei componenti della piattaforma, che ha permesso agli utenti di ChatGPT di vedere la cronologia delle chat di altri fruitori del servizio.

OpenAI ha sanato il problema nel giro di pochi giorni, tuttavia sono ancora molte le questioni aperte che riguardano la sicurezza intrinseca della tecnologia dell’AI generativa, e quella di questa piattaforma in particolare.

I riflessi sul Risk Management e la privacy

Un secondo aspetto che impatta sul tema ChatGPT security è quello che riguarda la tutela della privacy degli utenti. Un tema, questo, che ha visto l’Italia al centro di un vero e proprio caso internazionale.

Lo scorso 31 marzo, infatti, il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha bloccato ChatGPT nel nostro Paese, accusando OpenAI di non operare in conformità ai dettami del GDPR.

Pochi giorni dopo, anche il garante per la privacy canadese ha avviato un’indagine per raccolta e utilizzo di dati personali senza consenso.

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Autore: Redazione
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